Quante volte ti è capitato di sbagliare?
A volte capita di imboccare la strada sbagliata, di fare una scelta che non avremmo dovuto fare.
Può succedere, addirittura, che ci rendiamo conto di aver intrapreso la strada sbagliata ma non ci siamo resi conto come abbiamo fatto ad arrivare lì.
A volte capita di rendersi conto che si sta sbagliando, ma in quel momento sembrava che non esistessero alternative. In quel momento sembra che quella sia l’unica strada percorribile.
Quando la strada su cui stiamo viaggiando si rivela essere sbagliata, può capitare di sentirci giudicati. Ma, spesso, quel giudizio che sentiamo negli altri, è solo la proiezione del giudizio che noi abbiamo su noi stessi. E quanto ci ferisce quel giudizio che risuona con il nostro?
A me è sempre capitato di sentirmi sbagliata perché sono un po’ sovrappeso e, quando gli altri me lo fanno notare, magari con una innocente battuta, io sento amplificato questo loro giudizio, perché accende il mio.
Quando invece io vengo giudicata negativamente su aspetti che non sono miei, aspetti in cui non mi riconosco, questo giudizio non mi tange, scivola via. Se qualcuno, ad esempio, mi dice che sono stupida, non mi offendo, perché ho grande fiducia nella mia intelligenza e, quindi, queste parole magari possono infastidirmi, ma non arrivano a colpirmi in profondo.
Ma tornando alla strada sbagliata, che cosa possiamo fare quando ci rendiamo conto di essere fuori strada?
A volte si può tornare indietro, ma non sempre.
Infatti può capitare che, tornando indietro, ci accorgiamo di aver fatto terra bruciata e che nulla è più quello che abbiamo lasciato.
Altre volte, col nostro errore, ci rendiamo conto di aver perso tutto, però noi siamo ancora vivi.
In quel momento, se vogliamo, noi possiamo fare qualcosa, anzi, sono molte le cose che possiamo fare.
A volte possiamo chiedere scusa. Chiedere perdono ci porta a riaprire un dialogo o una relazione.
Ma, altre volte, non c’è nessuno disposto ad ascoltare le nostre scuse.
In quel caso noi possiamo partire solo da noi stessi: l’unica via vera che abbiamo è quella di andare a cercare la nostra anima, la nostra essenza.
Santa Teresa d’Avila diceva che ognuno di noi è meraviglioso, come un palazzo di cristallo con un’infinità di stanze straordinarie: in quel momento possiamo andare a cercare quel palazzo di cristallo.
C’è anche chi dice che noi, alla nascita, siamo come diamanti splendenti. Poi la vita ci sporca. Ma succede che, invece che andare a cercare la nostra luce, mettiamo la vernice sopra lo sporco e non facciamo altro che coprire ulteriormente il diamante.
E se invece potessimo far risplendere quel diamante?
Immaginiamo che quel diamante rappresenti la nostra essenza, che somigli alla parte ingenua e pura di noi stessi. Per ritrovare quella luce ci basta andare a cercare il bambino che è in noi. Per ritrovare la nostra anima dobbiamo andare a cercare i piaceri semplici e originali, quelli che sono più vicini al nostro io bambino.
Pascoli dice che in ognuno di noi c’è un fanciullino, che ci parla con voce acuta e sottile. Lui dice che la sua ispirazione poetica ha le sembianze del fanciullino che è dentro di lui. Giovanni Pascoli sostiene che ognuno di noi può sentire la voce di questo bambino interiore. Il poeta romagnolo ci ricorda che dobbiamo tacere, con la nostra voce adulta, per poter ascoltare quella flebile e argentina del nostro bambino interiore.
Alessandro Jodorowsky dice che dentro di noi c’è un bambino che in diversi momenti della sua crescita è stato ferito. Non dobbiamo pensare solo ai grandi traumi, ma a tutte quelle esperienze dolorose, piccole o grandi che ognuno di noi vive, naturalmente.
Avete mai visto un adulto fare versetti a un bambio piccolo? In quel momento la sua anima bambina emerge, in quell’istante vibra la sua parte infantile.
La fisica della luce dice che noi riflettiamo tutte le cose che appartengono alla superficie riflettente. Ad esempio il bianco, che è cstituito dalla somma dei colori dello spettro, riflette tutto, mentre il nero è il colore che assorbe di più perché è senza colori il bianco.
Noi vediamo il rosso, su una superficie rossa, perché tutte le altre tutte le altre vibrazioni cromatiche vengono assorbite dalla superficie e viene riflessa solo la parte che appartiene a quella superficie.
Anche noi funzioniamo un po’ allo sesso modo: noi riflettiamo quello che è dentro di noi.
Chi di noi non si commuove davanti al sorriso di un bambino?
Allora possiamo partire da lì, dal sorriso del bambino che è dentro di noi, per ritrovare la strada in cui sentirci a nostro agio.