Bisogno di orientamento
A chi non è mai capitato di sentirsi in confusione, di non sapere che strada prendere?
L’immagine che mi sembra chiara è quella della nebbia che arriva mentre stai percorrendo un sentiero che non conosci. Al primo bivio ecco che non sai più dove andare.
Ti sei mai sentito così?
Gli esperti dicono che questa sia una di quelle emozioni fastidiose che le persone sopportano peggio. Quando non sappiamo dove andare, o cosa fare, il nostro disagio aumenta.
Ma c’è una d’uscita da tale disagio?
Tra mitologia e letteratura sono molte le risposte a questo quesito.
Il mito di Teseo
Il mito racconta che Teseo era il figlio del re di Atene. In quell’epoca Atene non era una città molto potente ma era succube di Creta. La civiltà cretese infatti imponeva il suo potere su tutto il Mediterraneo.
In particolare, ogni anno dalle diverse città del Mediterraneo, dovevano essere inviati dei giovinetti e delle fanciulle, che venivano sacrificati al terribile Minotauro. Era una creatura mostruosa, metà uomo e metà toro. Clicca qui se vuoi conoscere l’origine del Minotauro.
Teseo stufo della supremazia cretese decise di andare a Creta e uccidere il Minotauro in modo da liberare la sua città dalla schiavitù.
Teseo era un guerriero forte e coraggioso: non aveva paura del mostro anzi, era certo che sarebbe riuscito a sconfiggerlo, ma non aveva tenuto conto di un dettaglio: il Minotauro dimorava al centro del labirinto costruito per lui dall’architetto Dedalo.
Ma, quando arrivò lì, la sua determinazione ebbe un sussulto: se era certo di essere in grado di uccidere il mostro, non sapeva invece come entrare e uscire dal labirinto.
Confidava nella sua forza ma non aveva tenuto conto di quell’imprevisto e si trovò disorientato.
Mentre Teseo era in preda al disorientamento gli venne in soccorso Arianna.
La fanciulla era la figlia del re di Creta ed era abbastanza stufa della prepotenza di quell’essere mostruoso che dicevano fosse suo fratello. Quando vide Teseo intuì che quel giovano coraggioso avrebbe potuto liberarla. Si rese subito conto che però, prima di tutto, avrebbe dovuto rassicurarlo e infondergli fiducia.
Si avvicinò a lei e gli offrì un gomitolo di filo.
Gli disse: “Tieni questo gomitolo e srotolalo nel tuo procedere. Io terrò l’altro capo, sarò la tua bussola e ti aspetterò all’uscita del labirinto”.
Si trattava di ben poca cosa: era solo un filo, che si sarebbe potuto rompere, che poteva essere tagliato o lasciato cadere. Eppure quel sottile filo fece il miracolo: Teseo, grazie al sostegno di Arianna, potè entrare nel labirinto senza perdersi, sconfiggere il Minotauro ed uscire vincitore.
Il messaggio che ne deriva è semplice ma non per questo meno prezioso: a volte basta affidarsi a qualcuno che sentiamo amico per uscire dal disorientamento.
Affidarci a qualcuno di cui ci fidiamo, chiedere consiglio, è la prima indicazione di soluzione al disorientamento. Questa soluzione apre però a una duplice riflessione.
Innanzitutto è necessario un certo grado di umiltà per chiedere aiuto e non sempre questo ci risulta facile. Talvolta piuttosto che chiedere aiuto o consiglio preferiamo crogliolarci nel disagio. Ma studiando gli antidoti delle emozioni negative ho scoperto che l’umiltà è un atteggiamento particolarmente prezioso perché costituisce l’antidoto prezioso al veleno di molte emozioni negative.
Ma se non abbiamo nessuno a cui rivolgerci?
Se ci troviamo in quella fase della vita in cui ci sentiamo davvero soli e senza riferimenti? Se non abbiamo due braccia amiche a cui riferirci
In questo caso allora possiamo usare un’altra strategia che ci viene offerta da Eugenio Montale.
Ciò che non siamo …
La poesia Non chiederci la parola appartiene alla raccolta montaliana Ossi di seppia.
Montale scrive questa raccolta negli anni in cui si sta affermando il Fascismo; lui è diciìhiaratamente antifascista e in quel momento l’affermazione del regime lo disorienta. Si pensi che Montale perde anche il lavoro perché si rifiuta di fare la tessera fascista. Ed è facile pernsare che tale opposizione al regime non fosse né facile nè indolore.
Il messaggio contenuto in questa lirica è rivolto contro le false certezze ostentate dal regime. Troviamo la sua personale via d’uscita nell’ultimo verso.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l’uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l’ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. |
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Nella prima strofa il poeta si rivolge al lettore e dichiara che in quel momento storico i poeti, come lui, non sono in grado di dare risposte, di spiegare la complessa situazione in cui stanno vivendo; non hanno più parole da scolpire e da far risplendere.
Nella seconda strofa dichiara, con disappunto, che c’è chi cammina sicuro per la strada ma queste persone non si preoccupano assolutamente delle persone che stanno calpestando: si riferisce ai fascisti da cui sempre prende distanza.
Nella terza strofa, dopo aver dichiarato di non avere formule magiche, esprime la sua strategia di uscita dal disorientamento che lo avvolge.
Se non posso dire dove voglio andare, possa almeno dire dove non intendo dirigermi; se non posso dire con chi stare, posso però prendere distanza da coloro con cui non voglio avere a che fare.
Eccola la strategia di uscita dal disorientamento: dichiarare ciò che non voglio. Sembra poco? Eppure è sicuramente un primo passo verso la soluzione.
Certo, si tratta solo di un passo, ma al primo può succedere solo il secondo e, un passo dopo l’altro, si esce dallo stato disagio che ci teneva prigionieri.