Fasci di combattimento
Nel 1919 Benito Mussolini, ex direttore dell’Avanti, giornale di ispirazione socialista fondò i Fasci di combattimento.
I Fasci nacquero come antipartito e proponevano il seguente programma.
FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO – Comitato Centrale MILANO – Via Paolo da Cannobbio, 37 – Telefono 7156 Italiani! Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano. Rivoluzionario, perchè antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perchè antipregiudizievole. Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti. Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li tracceremo quando avremo creata la classe dirigente. Per questo NOI VOGLIAMO: Per il problema politico a) — Suffragio universale a scrutinio di Lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne. b) — Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i Deputati abbassato ai 25 anni. c) — L’abolizione del Senato. d) — La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato. e) — La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro. Per il problema sociale: NOI VOGLIAMO: a) — La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro. b) — I minimi di paga. c) — La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria. d) — L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici. e) — La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti. f) — Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni. Per il problema militare: NOI VOGLIAMO: a) — L’istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito esclusivamente difensivo. b) — La nazionalizzazione di tutte le Fabbriche di Armi e di esplosivi. c) — Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civiltà, la nazione italiana nel mondo. Per il problema finanziario: NOI VOGLIAMO: a) — Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le ricchezze. b) — Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi. c) — La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra. |
Il programma era repubblicano e ultrademocratico col diritto di voto per le donne, la giornata lavorativa di otto ore e la tassazione straordinaria dei capitali.
Queste proposte verranno poi dimenticate dal regime fascista. Si osservi che il programma proponeva anche il mito della violenza «rigeneratrice» elemento che invece rimarrà nei programmi del Duce.
La prima azione compiuta dai fasci di combattimento fu la distruzione della sede dell’Avanti, nell’aprile del 1919.
Nel 1914 – 1915 Mussolini era direttore dell’Avanti, testata giornalistica che sosteneva le idee socialiste. In Italia era acceso il dibattito tra interventisti e neutralisti. Il partito socialista sosteneva in maniera decisa il neutralismo: l’Italia non avrebbe dovuto entrare in guerra. Mussolini, nonostante l’orientamento del suo partito, abbracciava le proposte degli interventisti. Sicuro di essere seguito dal partito egli chiede alla direzione nazionale del Partito Socialista Italiano di sostenere la sua nuova linea. Non ascoltato Mussolini rassegnò le sue dimissioni. |
Il fascismo arrivò al governo dopo un periodo di instabilità politica. Nel 1919 i Fasci contavano 31 sezioni e 870 iscritti e alle elezioni del 1919 i Fasci ottennero 4000 voti, ma nessun seggio.
In questa prima fase avevano un potere marginale, ma progressivamente divennero sempre più importanti.
Acquisirono infatti sempre più potere perché:
- abbandonarono l’iniziale radicalismo,
- si proposero come strumento di organizzazione politica della borghesia produttiva e dei ceti medi – questi non si riconoscevano nei partiti tradizionali e nello stato liberale,
- fecero un uso “sapiente” della violenza politica.
Operazioni squadriste
Nel 1920 iniziarono le spedizioni delle squadre d’azione fasciste. Le squadre erano composte da:
- giovani ex combattenti,
- ufficiali appena congedati,
- arditi,
- studenti,
- disoccupati al soldo degli agrari.
Spesso gli squadristi provenivano dal ceto piccolo borghese e dal ceto medio. Si muovevano rapidamente da un borgo all’altro a bordo di un camion, di notte.
L’obiettivo delle squadre era:
- disarticolare il sistema sindacale,
- intimidire l’avversario politico,
- attirare nuovi proseliti.
Le squadre delle camicie nere, questa la divisa degli appartenenti ai fasci di combattimento, attaccavano simboli dei partiti comunisti e socialisti. Nelle aree agricole gli imprenditori agrari assoldavano le squadre di fascisti contro le conquiste ottenute dai movimenti contadini di matrice socialista o cattolica.
Tra 1921-1922 le violenze aumentarono, arrivando ad occupare anche intere città come Bologna.
E cosa fecero le forze dell’ordine?
Nulla! Le forze dell’ordine e la magistratura non intervennero, ma tollerarono, senza cercare in alcun modo di reprimere tali movimenti violenti. E così il fascismo agì indisturbato, senza dover fare i conti con le forze dell’ordine.
GLI STRUMENTI DELLO SQUADRISMO • Camicia nera • Fascio littorio di origine etrusca – insegna del potere dei magistrati • Manganello – Simbolo di forza e vitalità • Olio di ricino somministrato con forza dopo l’uso dei manganelli |
Lo squadrismo si rafforzò progressivamente; all’interno nel movimenti si designavano i capi del fascismo locale, i dirigenti del futuro Partito Fascista. Questi costruirono il loro potere attraverso la violenza e il terrore.
Rifletti e scrivi
- Leggi con attenzione il programma dei Fasci, considera sia l’aspetto politico, che quello sociale, militare e finanziario.
2. Considera chi apparteneva alle squadre d’azione e le azioni compiute dai fasci di combattimento.
3. Rifletti sugli obiettivi dei Fasci, sugli strumenti utilizzati e sui danni provocati.
4. Considera la posizione delle Forze dell’ordine.
5. Scrivi un testo un testo in cui fai le tue considerazioni relative ai Fasci di combattimento.
Governi italiani tra il 18 e il 22
Tra novembre 1918 e ottobre 1922 si susseguirono sei diversi governi. L’instabilità politica mostrava la fragilità dello Stato. I partiti al potere non riuscivano a trovare un accordo: liberali, socialisti e popolari non erano in grado di governare il paese.
Per questo la classe dirigente ipotizzò un’alleanza elettorale che comprendesse anche fascisti e nazionalisti; lo stesso Giolitti sostenne una maggioranza parlamentare con i fascisti. Il progetto di Giolitti era quello di «parlamentizzare» il movimento fascista, renderlo più moderato.
Mussolini aderì alla proposta: lui voleva la legittimazione politica e si presentava come «uomo d’ordine». La violenza dei fasci divenne quindi uno strumento politico: i manganelli e l’olio di ricino contro le proteste e le richieste sociali.
Elezioni del 1921
I fascisti si presentarono assieme al Partito Liberale e ad altri partiti di centro; si presentarono nei collegi del nord dove si presumeva una vittoria socialista. Le elezioni si svolsero a maggio dopo una campagna elettorale insanguinata: furono più di cento vittime di scontri nei 40 giorni prima delle consultazioni elettorali.
I risultati delle votazioni registrarono un lieve calo della sinistra, la tenuta dei liberali, un aumento dei popolari. Ai fascisti andarono 31 seggi.
Dalle elezioni emerse un Parlamento ancora più frazionato in cui le forze liberal-democratiche avevano la maggioranza solo con i deputati fascisti, tra cui Benito Mussolini. La conferma politica portò ad un aumento del potere dei fasci, ormai sempre più padroni delle piazze e sempre sostenuti dagli agrari.
PNF – Partito nazionale fascista
Nel novembre del 1921, dopo le elezioni, Mussolini trasformò il movimento dei Fasci nel Partito nazionale fascista PNF: il movimento fascista divenne quindi forza politica, un solido strumento di azione con i suoi 200.000 iscritti, con rappresentanza parlamentare e col radicamento sul territorio.
Programma del partito fascista
Il programma del partito fascista era ben diverso da quello dei fasci di combattimento, un programma di impronta conservatrice e nazionalista apprezzato da borghesia industriale, agraria e commerciale. Il programma prevedeva:
- Stato forte,
- Limitazione poteri del Parlamento,
- Esaltazione della nazione e della competizione tra le nazioni,
- Restituzione all’industria privata di servizi gestiti dallo stato (ferrovie e telefonia)
- Divieto di sciopero.
Scissioni nei partiti di maggioranza
Mentre il partito fascista aumentava progressivamente il suo potere, gli altri partiti registravano delle lacerazioni interne.
Il movimento socialista era
- sempre più diviso tra Massimalisti e Riformisti,
- indebolito nelle fabbriche per l’esito deludente delle lotte operaie,
- inerme di fronte alla violenza squadrista
Nel gennaio del 1921, al congresso di Livorno, avvenne una scissione all’interno del Partito socialista. Nacque così il Partito Comunista d’Italia.
Bordiga, Gramsci, Togliatti e Terracini volevano costruire in Italia una prospettiva rivoluzionaria, che promuovesse la rivoluzione per arrivare, come in Russia, alla dittatura del proletariato.
Nell’ottobre del 1922 all’interno del movimento socialista si assistette ad una seconda scissione: si formò il Partito Socialista Unitario, che aveva come segretario Giacomo Matteotti. Il maggior partito italiano si era quindi diviso in tre parti; questo accadde alla vigilia della marcia su Roma.
Video su scissione partito socialista
Scissione partito popolare
Ma non solo il movimento socialista era lacerato al suo interno, anche il Partito Popolare, pur rimanendo unito, registrava al suo interno delle divisioni. C’erano tre orientamenti:
- la Destra moderata
- il Centro con don Luigi Sturzo e Alcide Degasperi
- la Sinistra più vicina ai movimenti sindacali.
Film e video di approfondimento
Alcide Degasperi video 1
Alcide Degasperi video 2
Crollo delle istituzioni democratiche
Alla fine dell’estate del 1922 Mussolini ritenne che fosse giunto il momento di agire con forza. Iniziò quindi ad occupare diversi edifici pubblici nelle città dell’Italia settentrionale. Mussolini aveva organizzato le sue squadre, erano una vera e propria milizia fascista gestita direttamente dal vertice.
Marcia su Roma – video
Forte del controllo di molte città del Nord, nella notte tra il 27 e il 28 gli squadristi iniziarono ad affluire a Roma, sebbene la resistenza degli Arditi del popolo li bloccasse a Civitavecchia e l’esercito a Orte. Alle cinque del mattino del 28 ottobre il presidente del consiglio Facta decise di proclamare lo stato d’assedio, ma il re rifiutò di firmare il decreto. Facta si dimise. Le camicie nere di Mussolini entrarono dunque in Roma senza colpo ferire.
A quel punto il re Vittorio Emanuele III, dopo aver ipotizzato un governo Salandra-Mussolini, decise che «sola soluzione politica accettabile» era un governo Mussolini. Questi, partito da Milano la sera stessa, giunse a Roma il 30 mattina per ricevere formalmente l’incarico. E così il 30 ottobre Mussolini venne incaricato di formare un nuovo governo.
Il 16 novembre con la formazione del governo di Mussolini – di cui facevano parte, con i fascisti, esponenti liberali, popolari, democratici e nazionalisti – iniziava il lungo ventennio della dittatura fascista. Si segnò così la fine dello stato liberale.
https://www.focus.it/cultura/storia/28-ottobre-1922-marcia-su-roma-che-cosa-e-successo
https://www.treccani.it/enciclopedia/marcia-su-roma_%28Dizionario-di-Storia%29/
Sintesi – Le tappe dello squadrismo
Primavera 1919 – estate 1920 – Squadrismo urbano matrice futurista e arditista, Autunno 1920 – elezioni maggio 1921 – Squadrismo agrario con centro irradiatore Bologna, Primavera – estate 1921 Crescono i numeri delle violenze squadriste: le spedizioni punitive allargano il loro raggio d’azione, si spostano da una regione all’altra. Novembre 1921 – Viene fondato il PNF il Partito Nazionale Fascista. Si completa così la distruzione delle organizzazioni rosse, aumenta la violenza contro le organizzazioni bianche. Lo squadrismo è sempre più un movimento di massa. Ottobre 1922 – Marcia su Roma |
Video RAI STORIA dallo squadrismo al fascismo
https://www.facebook.com/watch/?v=1604074333100219
La fascistizzazione dello stato italiano
Leggi fascistissime
Tra l’ottobre del 1922 e il gennaio del 1925 l’Italia si trovava in una fase di transizione, che portò progressivamente verso il regime fascista, verso la dittatura fascista, verso il regime totalitario.
Furono costituiti:
- Gran consiglio del fascismo composto dai massimi esponenti del partito. Questo era l’unico organo in cui esisteva un vero dibattito politico, unico organo che esercitava forte influenza sul governo. Sarà proprio il Gran consiglio del fascismo, nel ’43, a destituire Benito Mussolini.
- Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: un esercito parallelo agli ordini del capo del governo, Benito Mussolini.
Mussolini si sentiva minacciato dai partiti non fascisti, la stabilità di governo era minacciata da socialisti, comunisti e popolari. Ma le lacerazioni interne a tali partiti andarono a vantaggio della politica di Mussolini. Infatti anche i Popolari erano sempre più divisi: sia i moderati che il papa erano favorevoli a Mussolini, per questo don Sturzo si dimise.
Legge maggioritaria 1923
Per evitare che il parlamento potesse mettere in crisi il governo, Mussolini riuscì a far approvare una legge elettorale maggioritaria, la legge Acerbo, che assegnava i 2/3 dei seggi alla coalizione che avesse ottenuto più del 25% dei voti. Questa legge sarà poi applicata alle elezioni del 1924.
Listone
Nel 1924 il partito Fascista si presentò alle elezioni all’interno del «listone» assieme a nazionalisti, liberali, cattolici moderati. I partiti antifascisti invece, si presentano in ordine sparso: le idee antifasciste non compresero che l’unione fa la forza, mentre questo fu chiaro ai fascisti che non si presentarono mai alle elezioni da soli!
La campagna elettorale e le votazioni del 1924 si svolsero in un clima di intimidazioni e furono caratterizzate anche da brogli elettorali.
Alle elezioni il successo di Mussolini fu innegabile: il listone ottenne il 65% dei voti, mentre i Popolari e partiti di sinistra dimezzarono i loro seggi. Mussolini era stato ampiamente sostenuto dalla borghesia e dalla classe dirigente conservatrice a cui si era proposto come forza politica in grado di garantire stabilità politica e ordine sociale.
E così Mussolini si trovò in Parlamento 374 deputati su 535, di cui 275 erano fascisti. Questo strapotere fu permesso proprio grazie alla legge maggioritaria, fatta approvare dai fascisti nel 1923.
Delitto Matteotti
Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, dopo le elezioni, tenne un discorso alla Camera dei Deputati in cui denunciava i brogli e le violenze elettorali che avevano caratterizzato la campagna elettorale.
Video Discorso Matteotti tratto dal film Giacomo Matteotti
Audio discorso Giacomo Matteotti
Film completo – Il delitto Matteotti
Ma il 10 giugno del 1924, pochi giorni dopo il suo intervento, Giacomo Matteotti sparì misteriosamente. Venne rapito. A fine agosto fu ritrovato il suo cadavere, che era stato mal seppellito.
I responsabili, che appartenevano alle milizie fasciste, vennero ben presto individuati e arrestati. L’indignazione popolare nei confronti del fascismo crebbe. Al processo i magistrati dichiararono che le squadre fasciste avevano agito all’insaputa di Mussolini. I colpevoli furono condannati; ma poco dopo anche condonati!
Quello di Matteotti fu un delitto politico, venne eliminato un oppositore troppo scomodo per i programmi di Mussolini.
Con il delitto Matteotti l’opinione pubblica rimane molto scossa tanto che si aprì una profonda crisi politica. Forse questo fu il momento in cui il potere di Mussolini sembrò davvero vacillare sotto il peso di una condanna generale.
Secessione Aventino
In seguito al delitto Matteotti, in segno di protesta, le opposizioni parlamentari decisero di non partecipare più ai lavori delle camere. Affermarono di non riconoscere la legittimità morale e politica a quel parlamento dominato dai fascisti. Perché la loro protesta fosse più efficace decisero di compiere un’azione molto forte: lasciare l’aula.
L’atto di protesta fu attuato a partire dal 26 giugno 1924 da 123 deputati del Regno d’Italia. L’intenzione era quella di astenersi dai lavori parlamentari fino a che i responsabili del rapimento Matteotti non fossero stati processati.
La protesta prese il nome del colle Aventino dove, secondo la storia romana, si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi romani. |
La protesta non ebbe successo! Infatti l’abbandono dell’aula parlamentare lasciò campo libero al potere fascista. I deputati aventiniani speravano che il re avrebbe tolto l’incarico a Mussolini, vista la situazione. Invece il re non fece nulla, d’altra parte aveva permesso alle forze fasciste di invadere la capitale!!!
Mussolini riprese gradatamente il pugno della situazione. Il 3 gennaio 1925 tenne un discorso alla Camera in cui si assunse la responsabilità politica della violenza fascista e del delitto Matteotti. Iniziò così il percorso che portò l’Italia alla dittatura fascista.
Video discorso Mussolini 3 gennaio 1925
Leggi fascistissime
Tra il ‘25 e il ‘26 Mussolini emana le leggi fascistissime che trasformano progressivamente l’Italia da un paese democratico a una dittatura. Mussolini è un grande leader capace di coinvolgere la popolazione, di farsi ubbidire. La struttura della dittatura fascista prevede che venga negato lo stato di diritto. Le leggi fascistissime rafforzano il potere esecutivo eliminando le libertà civili e libertà politiche.
- Il capo del governo è responsabile solo di fronte al re e non al Parlamento. Il parlamento non può discutere leggi senza approvazione del governo, è solo un organo formale.
- Viene soppressa libertà di associazione.
- Sono soppressi partiti politici
- Abolisce tutti i sindacati e ammette solo i contratti stipulati con sindacati socialisti. Ovviamente lo sciopero è proibito per legge. Al posto dei sindacati istituisce le corporazioni: ogni settore dell’economia è rappresentato all’interno dello stato. Ma il progetto non sarà mai attuato.
- L’amministrazione dello stato è sottratta al parlamento.
- Sono abolite le autonomie locali: il podestà sostituisce il sindaco.
- Sono abolite le elezioni amministrative.
- Vengono chiusi i giornali antifascisti e tutta la stampa è sottoposta a censura.
- Si reintroduce la pena di morte.
- Viene istituito un “Tribunale speciale per la difesa dello stato contro gli oppositori del regime”. Tra il 1926 e il 1943 sono stati mandati al confino 17.000 italiani e sono state inflitte condanne per 28.000 anni di carcere.
Le leggi fascistissime quindi :
- aboliscono la libertà democratica,
- aboliscono il dialettica politica,
- reprimono il dissenso,
- affidano il potere esecutivo al Duce.
Nel 1928, con la legge elettorale plebiscitaria, si conclude il processo di fascistizzazione dello stato italiano. I cittadini potevano approvare o respingere una lista di 400 candidati scelti dal fascismo. Da quel momento le elezioni furono senza valore perché effettuate senza alcuna libertà politica.
Dopo il 1925 non era stata più necessaria la violenza squadrista. Nel ’27 Mussolini fonda anche la polizia segreta con la quale si garantisce il pieno controllo delle forze dell’ordine. Mussolini ha quindi trasformato il partito in una struttura burocratica gerarchica controllata dal vertice. I gerarchi fascisti sono i dirigenti dello stato.
Si arriva all’identificazione tra partito e stato. Lo stato Italiano e il partito fascista sono la stessa cosa nel sogno di Mussolini: vuole che gli italiani possono essere identificati tutti con la parola fascista.
Dittatura o regime totalitario fascista
Come tutte le dittature totalitarie anche il fascismo ha un sistema di repressione molto forte e un controllo sociale molto elevato grazie a:
- la milizia,
- la polizia segreta,
- il tribunale speciale.
Manipolazione del consenso
Un altro strumento di potere utilizzato dalle dittature è la manipolazione del consenso. Il consenso è uno strumento importante e prezioso per tutti i regimi totalitari: il consenso è necessario al dittatore.
Per ottenere il consenso il regime si attiva per manipolare il consenso attraverso la censura e il controllo dell’informazione. Si utilizza e si controlla:
- la radio, EIAR,
- la stampa,
- il cinema, viene creato l’Istituto luce.
Si istituisce il Ministero della cultura popolare e si controllano tutti gli aspetti della cultura popolare. Si realizzano organizzazioni di massa per tutti.
Organizzazioni dell’infanzia fascista
Un sistema di organizzazione del consenso e quello di organizzazione della gioventù dai bambini agli adulti. Tutti sono coinvolti in attività di formazione sociale e culturale in linea con gli ideali del fascismo.
- Gioventù italiana del Littorio,
- Opera nazionale balilla,
- Giovani fascisti,
- Gruppi universitari fascisti.
Non solo i giovani, ma tutti gli uomini e le donne hanno attività organizzate per il tempo libero. Questo garantisce al regime un controllo capillare dei suoi cittadini.
- Opera nazionale dopolavoro,
- Federazione massaie rurali.
Video Balilla
Video – saggio ginnico Balilla
Viene inoltre resa obbligatoria l’iscrizione al partito fascista: per dipendenti pubblici prima, per liberi professionisti poi.
Patti lateranensi
Con i Patti lateranensi Mussolini attua la conciliazione tra stato e chiesa e sana una ferita non era mai realmente chiusa dopo la Breccia di Porta Pia. I Patti Lateranensi riescono ad accrescere quindi in modo importante il consenso del popoli italiano. Sono costituiti da tre documenti.
- Trattato: prevede il riconoscimento reciproco Roma capitale e sovranità pontificia sulla Stato del Vaticano
- Convenzione finanziaria: lo stato versa al Vaticano una quota a titolo di indennità.
- Concordato che regola i rapporti tra stato e chiesa. Si stabilisce, ad esempio che il matrimonio religioso ha effetti civili. In esso viene anche proclamata la religione cattolica come «fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica».
Video sul concordato
Il rapporto tra stato e chiesa dall’Unità di Italia
https://www.facebook.com/watch/?v=314740975897035
Video sulla Questione romana
La conciliazione tra Stato e Chiesa
https://www.archivioluce.com/2021/02/11/la-conciliazione-fra-litalia-e-il-vaticano/
Il Backstage dei Patti lateranensi
Organizzazioni non fasciste
Lo stato riconosce l’autonomia di due associazioni legate alla Chiesa: lo Scoutismo e l’Azione Cattolica.
Riforma della scuola
Giovanni Gentile riforma la scuola italiana. Mussolini dirà che questa è la più fascista delle riforme perché è studiata per creare cittadini ubbidienti e pronti a servire la patria.
La scuola di Gentile prevedeva la formazione classica e umanistica come unico mezzo di istruzione per formare le future classi dirigenti fasciste. Al Liceo classico venne attribuita molta importanza, ricopriva un ruolo fondamentale quindi, nella formazione dirigenziale e amministrativa. Solo il Liceo Classico dava accesso a tutte le facoltà universitarie.
Giovanni Gentile è un intellettuale al servizio del regime. Lui scrisse il Manifesto degli intellettuali fascisti.
In risposta alla posizione di Gentile, un altro intellettuale, Benedetto Croce, filosofo, si pose a capo della cordata di intellettuali antifascisti. Anche Eugenio Montale fu tra i firmatari di questo documento.
Video La scuola nel fascismo
Politica economica
Tra 1922 e 1925 l’economia è di stampo liberista. Dal ’26 in poi il consolidamento del regime fascista porta a un crescente intervento dello stato.
Con l’aumento dell’inflazione Mussolini operò una rivalutazione della moneta e rafforzò l’industria siderurgica per il mercato interno. Questo rese i prodotti italiani meno competitivi all’estero ma diede forza alla grande industria interna. La crisi americana del ’29 ebbe conseguenze negative anche in Italia. Causò
- una riduzione della produzione industriale,
- riduzione del commercio estero,
- aumento della disoccupazione.
La crisi internazionale portò il regime a intensificare il suo ruolo di direzione dell’economia.
Venne creato l’IRI, Istituto di Ricostruzione Industriale, che acquistava le aziende in crisi e le risanava. Lo stato divenne così proprietario di oltre il 20% del capitale azionario nazionale, divenne il maggior imprenditore italiano.
L’intreccio tra potere politico e grandi gruppi industriali aumentò nella seconda metà anni Trenta.
Video autarchia
Video Lavorazione dal latte alla lana
Enti pubblici
Furono creati
- diversi enti pubblici economici come Iri, Imi, Agip;
- enti assistenziali e pensionistici come Inps, Inail, Enpas. Si venne a creare quindi lo stato assistenziale.
Tutti i settori della vita economica e sociale vennero interessati dalla creazione di enti con la sua estesissima burocrazia, una burocrazia che rimase come eredità pesante del secondo dopoguerra.
Strategie demografiche
Il regime incentivò una politica demografica espansiva. La crescita della popolazione portava a un aumento potenza nazione. D’altra parte uno stato aggressivo ha bisogno di carne da macello da giocare sui fronti in cui vuole combattere!
Quello della famiglia numerosa è rappresentato dalla propaganda del regime come un ideale morale e patriottico e venne sostenuto da specifici provvedimenti:
- imposta sul celibato, una tassa che colpiva i maschi tra i 25 e i 65 anni,
- assegni familiari e sgravi fiscali per le famiglie,
- Opera Nazionale maternità e infanzia.
Inoltre nel 1930 qualsiasi pratica volta al controllo della natalità venne classificato come crimine contro l’integrità della stirpe. Questi provvedimenti non registrarono un reale aumento natalità ma favorirono la maturazione dell’ideologia totalitaria fascista.
Il regime inoltre, per ragioni di prestigio internazionale, proibì l’emigrazione.
Politica agricola
L’agricoltura assunse per il regime un ruolo centrale non solo economico, ma anche politico ideologico e propagandistico. Le campagne erano viste come l’ambito privilegiato per realizzare la crescita della popolazione e dell’occupazione, ma anche per affermare un modello di vita stabile, conservatore, centrata sulla famiglia patriarcale, lontano dalle inquietudini, dei conflitti, delle complessità della vita urbana.
Mussolini quindi fu un infaticabile propugnatore di ideologia ruralista. Questa ideologia si tradusse in diverse battaglie propagandate con grande forza del regime.
La Battaglia del grano
Si noti la metafora militare.
La battaglia del grano fu lanciata nel 1926 con l’obiettivo di migliorare la bilancia dei pagamenti per raggiungere l’autosufficienza in campo agricolo. La campagna ebbe successo nell’ottenere l’aumento della produzione nazionale di grano, la diminuzione dell’importazione di grano dall’estero e la conseguente diminuzione del disavanzo della bilancia commerciale. Andò però a scapito di altre colture, come quelle di nicchia e quelle basilari per l’industria zootecnica e non tenne conto delle specificità del territorio italiano. La battaglia del grano incise negativamente sullo sviluppo dell’agricoltura nazionale.
Video Mussolini trebbia il grano
La bonifica integrale
La bonifica integrale fu lanciata nel 1928 con un vasto progetto di bonifiche idrauliche e di risistemazione dei comparti agricoli. Era finalizzata ad aumentare l’occupazione nelle campagne. Tale opera fu propagandata con veemenza ma nella realtà le opere di bonifica attuate furono circa un decimo di quelle previste.
Solo nell’agro Pontino si realizzò un intervento di vaste dimensioni in cui furono prosciugati circa 60 km di palude e furono creati nuovi centri come Sabaudia e Littoria.
Politica coloniale
Premesse
Quando Mussolini arriva al potere l’Italia ha delle colonie in Africa:
- Eritrea, prima regione a essere colonizzata dagli italiani, è colonia italiana dal 1890.
- Somalia, dopo essere stata un protettorato italiano dal 1889, è colonia dal 1908.
- Libia, colonizzata sotto il governo Giolitti nel 1911. L’Italia aveva dichiarato guerra alla Turchia per il possesso della Tripolitania (così si chiamava la Libia). Il governo italiano aveva ritenuto che le terre libiche fossero necessarie all’Italia per conquistarsi un “posto al sole” come le altre grandi potenze coloniali europee. L’occupazione integrale della colonia avvenne però solo nel 1934, dopo che Badoglio e Graziani ebbero stroncato la resistenza libica con i metodi più brutali.
- Etiopia era oggetto delle mire europee sin dall’apertura del Canale di Suez nel 1869. Nel 1896 l’Italia aveva subito una pesante sconfitta ad Adua, durante la Guerra d’Abissinia, sotto il governo di Crispi.
Nel 1935, Mussolini riprende la politica coloniale lasciata incompiuta da Crispi e Giolitti e si lancia alla conquista dell’Etiopia.
Le motivazioni che mossero Mussolini erano diverse:
- aumentare il suo prestigio internazionale,
- stimolare la produzione industriale,
- ridurre la disoccupazione in Italia,
- aumentare il consenso interno al regime.
Mussolini era consapevole che Francia e Gran Bretagna non avrebbero approvato la sua politica coloniale. Infatti l’Etiopia era parte della Società delle nazioni e il suo gesto sarebbe stati considerato un’aggressione. Il Duce confidava nel fatto che nessuno avrebbe voluto entrare in conflitto con l’Italia.
«Anche prendendo in considerazione le esigenze politiche, strategiche e commerciali dell’epoca, non c’era un solo motivo valido perché un paese come l’Italia, che aveva raggiunto l’unità nazionale solo nel 1861 e aveva una miriade di problemi urgenti da risolvere, stornasse una parte cospicua delle sue già scarse risorse per partecipare alla spartizione dell’Africa, un’impresa di cui non si potevano valutare né gli esiti né i costi, né tantomeno i vantaggi». (Angelo Del Boca) |
La conquista dell’Etiopia
Il 3 ottobre 1935 l’esercito italiano invase l’Etiopia. L’aggressione fu violenta, furono usati anche i Gas tossici che erano stati proibiti dopo 1918.
Il 5 maggio 1936 Badoglio entraòad Addis Abeba. Il negus, sovrano dell’Etiopia, riuscì a fuggire. Il paese passò così sotto il controllo dell’esercito fascista, ma le popolazioni continuarono delle azioni di guerriglia.
Il 9 maggio Mussolini annunciò la fondazione dell’Impero dell’Africa Orientale AOI: Vittorio Emanuele III è anche re di Etiopia.
Nel 1937 ci fu un attentato contro il maresciallo Graziani. La reazione dell’esercito fu durissima: migliaia di persone vennero passate per le armi. Furono uccisi più di mille persone, tra monaci e studenti della città cristiano copta di Debrà Libanòs.
Le sanzioni all’Italia
Il regolamento della Società delle Nazioni, fondata nell’ambito della conferenza di pace di Parigi del 1919-1920, recitava così:
«se un membro della Lega ricorre alla guerra, infrangendo quanto stipulato negli articoli XII, XIII e XV, sarà giudicato [ … ] come se avesse commesso un atto di guerra contro tutti i membri della Lega, che qui prendono impegno di sottoporlo alla rottura immediata di tutte le relazioni commerciali e finanziarie, alla proibizione di relazioni tra i cittadini propri e quelli della nazione che infrange il patto, e all’astensione di ogni relazione finanziaria, commerciale o personale tra i cittadini della nazione violatrice del patto e i cittadini di qualsiasi altro paese, membro della Lega o no.» |
Sia l’Italia che l’Etiopia erano membri della Società delle Nazioni.
Il 6 ottobre 1935, il Consiglio della Società della Nazioni condannò ufficialmente l’Italia, che fu punita con sanzioni economiche.
Le sanzioni, varate il 18 novembre, vietarono l’esportazione all’estero di prodotti italiani e proibirono di importare materiali utili per la causa bellica.. Le sanzioni però non riguardarono materie di vitale importanza, come ad esempio il petrolio e il carbone.
Le sanzioni non furono efficaci, ma scatenarono una forte reazione propagandistica da parte del regime. Per rispondere alle sanzioni l’Italia, sanzioni diede il via alla campagna “Oro alla Patria”. Il 18 dicembre fu proclamata la “Giornata della fede“, giorno in cui gli italiani furono chiamati a donare le proprie fedi nuziali d’oro per sostenere i costi della guerra e far fronte alle difficoltà delle sanzioni.
Guglielmo Marconi donò la propria medaglia da senatore, Luigi Pirandello la medaglia del Premio Nobel, Gabriele D’Annunzio la fede e una cassa d’oro. |
L’autarchia
Le sanzioni imposte all’Italia furono una delle ragioni che portarono alla svolta autarchica. Con il discorso del 23 marzo 1936 Mussolini lanciò la parola d’ordine “autarchia”: una forma di protezionismo a oltranza che impose un enorme sforzo industriale per produrre le merci che prima venivano importate. Lo Stato era ora consumatore, produttore e finanziatore.
Conseguenze della politica coloniale
L’impresa etiope ottenne consenso al regime. Nel periodo delle sanzioni gli italiani donarono con grande entusiasmo e generosità i loro preziosi per sostenere l’Italia proletaria «strangolata dalle nazioni ricche». Dal punto di vista politico l’aggressione all’Etiopia portò l’allontanamento dell’Italia dalle potenze democratiche e un avvicinamento alla Germania nazista.
Ma l’accelerazione della tendenza all’autarchia proclamata nel 36 portò un raffreddamento del consenso. Infatti nel ’38 Mussolini lancia una violenta campagna antiborghese, nella quale accusava la borghesia italiana di scetticismo e di apatia.
L’invasione dell’Albania
L’Albania era già stata occupata da un corpo di spedizione italiano nel giugno 1917, durante la Grande Guerra, ed era stata sottoposta al protettorato italiano. Con il trattato di Tirana del 1920 però, Giolitti aveva rinunciato al protettorato sullo stato balcanico riconoscendone la piena indipendenza in cambio dell’isolotto di Saseno.
Ma, Galeazzo Ciano, ministro degli esteri Italiano, si rese conto che l’Albania, così vicina all’Italia e al tempo stesso così ricca, avrebbe potuto garantire lavoro a molte famiglie Italiane. Decise allora, in accordo col Duce, di invadere questa terra e di annetterla all’Italia. Non avrebbe però dovuto semobrare un’occupazione, ma un’unione.
Le tappe della conquista dell’Albania
- Il 25 marzo 1939 fu presentato al re d’Albania una proposta di annessione all’Italia. Il re Zogu non diede alcuna risposta.
- Il 2 aprile la proposta fu presentata di nuovo, ma questa volta sotto forma di ultimatum: era necessario dare una risposta entro il 6 aprile, 4 giorni dopo.
- Il 5 Aprile il governo Albanese rese nota la sua opposizione e lo stesso fece il parlamento il giorno seguente. In quasi tutte le città albanesi il popolo chiedeva di essere armato per combattere il nemico che stava invadendo l’Albania.
- La resistenza armata albanese si rivelò però insufficiente contro le forze armate italiane. Il re e il governo fuggirono in Grecia.
- Gli invasori instaurarono un nuovo governo, un governo fantoccio, con una nuova Costituzione; l’Albania divenne colonia italiana. Il trono albanese fu assunto da Re Vittorio Emanuele III, che vi regnò fino all’armistizio dell’8 settembre 1943.
La fine dei successi coloniali fascisti
- Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò nella seconda guerra mondiale.
- Nel 1941 l’Italia perse l’AOI (Africa Orientale Italiana).
- Nel 1943: scomparve la dominazione italiana in Africa. L’Italia perse la Libia.
- Nel 1947 il Trattato di pace sancì la perdita delle colonie africane e dell’Albania.
Politica razziale
Nell’estate del 1938 viene pubblicato su “Il Giornale d’Italia” il «Manifesto degli scienziati razzisti» che anticipa di poche settimane la promulgazione della legislazione razziale fascista. Firmato da alcuni dei principali scienziati italiani, il Manifesto diviene la base ideologica e pseudo-scientifica della politica razzista dell’Italia fascista.
Vengono promulgate quindi delle leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei che prevedono:
- divieto di matrimonio con ariani,
- divieto degli ariani di lavorare per gli ebrei,
- esclusione dei giovani dalla scuola pubblica,
- esclusione dal servizio militare,
- esclusione dalle cariche pubbliche,
- limitazione nell’esercizio delle attività economiche.
Per la prima volta, nella storia dell’Italia, un gruppo sociale viene discriminato su base biologica. Si tratta di un gruppo sociale perfettamente integrato nel tessuto sociale italiano.
La legislazione razziale non va attribuita solo alla dipendenza di Mussolini da Hitler, ma va collegata alla mentalità antidemocratica che è stata carattere distintivo dell’ideologia fascista. Infatti si può osservare con quale violenza i soldati fascisti si sono rapportati con le popolazioni coloniali.
L’opposizione al fascismo
Per tutto il ventennio fascista fu attivo un movimento di opposizione al fascismo. Fu ovviamente ostacolato dal regime, ma nonostante le persecuzioni fasciste, mantenne vivi gli ideali che saranno alla base dell’Italia repubblicana.
… fino al 1926
Prima che il fascismo avesse in mano tutto il potere, l’opposizione fu a carattere spontaneo: operai, contadini, socialisti, comunisti, cattolici, tutti coloro che erano stati investiti dalla violenza dello squadrismo.
Molti italiani, non fascisti, non avevano chiaro dove sarebbe arrivato il fascismo e lo considerarono, in quegli anni, solo un estremismo politico. Si resero conto poi della triste realtà.
… dal 1926 in poi
Dopo l’attuazione delle leggi fascistissime molti dirigenti dell’opposizione fuggirono all’estero: comunisti, cattolici, socialisti, liberali. Il fenomeno è detto fuoriuscitismo.
Dall’estero i fuoriusciti fecero propaganda contro il fascismo; i comunisti mantennero una organizzazione clandestina in Italia, ma molti degli attivisti furono condannati dal tribunale speciale. La direzione del movimento comunista era tenuta a Parigi da Palmiro Togliatti.
Purtroppo le diverse forze politiche, che si opponevano al fascismo, rimasero separate fino al 1944, anno in cui comunisti e socialisti si unirono in un Patto di unità per la difesa della repubblica.
Tra i movimenti antifascisti si ricorda Giustizia e libertà, un movimento cospirativo antifascista attivo a Nord, a Milano e a Torino, che contribuì a far maturare l’opposizione antifascista.
Benedetto Croce
L’opposizione intellettuale al fascismo fu guidata da Benedetto Croce che redige il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” in opposizione al Manifesto degli intellettuali fascisti redatto da Giovanni Gentile. Il filosofo italiano critica con decisione la povertà culturale dell’ideologia di Mussolini. La sua opposizione fu legata solo al mondo intellettuale e il regime non prese provvedimenti nei suoi confronti, nonostante l’aperta critica, ma la tollerò. Il motivo di tale tolleranza fu legato al prestigio internazionale di cui godeva il filosofo.
Cattolici
Le forze cattoliche non attuarono un’opposizione organizzata. I patti lateranensi avevano accresciuto il consenso al regime.
Pochi quindi i cattolici che si opposero dopo i patti lateranensi. Tra le voci fuori dal coro ci fu Alcide De Gasperi, futuro fondatore della Democrazia Cristiana, che manifestò il suo dissenso. Per questo fu condannato a 4 anni di carcere. Due movimenti in seno alla chiesa, l’Azione cattolica e la Fuci, costituirono centri di autonomia culturale rispetto al regime e rimasero fuori dal controllo fascista.
Video di approfondimento
Cineforum
Concorrenza sleale
Concorrenza sleale è un film del 2001 diretto da Ettore Scola, interpretato da Diego Abatantuono e Sergio Castellitto.
Questo film è riconosciuto come d’interesse culturale nazionale dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo italiano.
Trama – La vicenda si svolge a Roma. Umberto Melchiorri e Leone Della Rocca sono due commercianti di stoffa che lavorano sulla stessa via. Il primo, originario di Milano, prepara abiti su misura mentre il secondo, un ebreo romano, vende capi confezionati. I due commercianti sono in concorrenza tra loro. Entrambi cercano di modificare le proprie strategie di vendita per attrarre i clienti nei propri negozi e spesso litigano per futili motivi. Il loro rapporto bellicoso subisce un cambiamento radicale dopo la promulgazione delle leggi razziali. Infatti le leggi razziali rendono sleale la concorrenza tra i due.
https://www.mediasetplay.mediaset.it/movie/concorrenzasleale/concorrenza-sleale_F010828301000101
De Gasperi – L’uomo della speranza
Miniserie – La vicenda umana e politica di Alcide De Gasperi, personaggio chiave della nascita della Repubblica e della Costituzione italiana, si intreccia con la storia d’Italia della prima metà del Novecento.
- Regia: Liliana Cavani
- Interpreti: Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Stefano Scandaletti, Ana Caterina Morariu, Camilla Filippi
https://www.raiplay.it/programmi/degasperi-luomodellasperanza
Don Sturzo. Liberi e forti
Il 18 gennaio del 1919, un sacerdote siciliano, don Luigi Sturzo, con il suo “Appello ai liberi e forti” e la fondazione del Partito Popolare, dà vita al cattolicesimo politico italiano del Novecento. Allo Stato dell’epoca, centralista e autoritario, don Sturzo oppone una nuova idea di istituzione, basata sulle autonomie locali e sulla centralità della persona. Nell’Italia appena uscita dalla prima guerra mondiale, l’Appello ai liberi e forti è un manifesto rivoluzionario che segna l’impegno civile dei cattolici in una nuova chiave, laica e autonoma rispetto alle gerarchie ecclesiali. Il racconto di quella esperienza fa rivivere l’epopea del Paese uscito vincitore dalla Grande Guerra, ma piegato dagli altissimi prezzi umani e sociali pagati al lungo conflitto bellico. Il Partito popolare a sua volta si trova a combattere ben presto un’altra dura battaglia interna, quella col fascismo di Mussolini. Per Sturzo si apre la via di un lungo esilio durato 22 anni, che non piega il temperamento e la capacità di presenza di uno dei nostri maggiori intellettuali e difensori della democrazia del secolo scorso. |
Don Luigi Sturzo
https://www.raiplay.it/video/2018/01/Don-Luigi-Sturzo-S1E1-9651c453-7f8e-44ff-9a17-b44b40bf3416.html
“Don Luigi Sturzo” è una miniserie televisiva in 3 puntate andata in onda su Rai1 nel 1981. Lo sceneggiato raccontava la vita di uno dei più importanti protagonisti del cattolicesimo democratico del ‘900: Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare, antifascista, esule, ispiratore della Democrazia Cristiana. Interpretato da un convincente Flavio Bucci, la regia era di Giovanni Fago. Regia: Giovanni Fago Interpreti: Flavio Bucci, Rita Forzano, Enzo Spitaleri, Renato Scarpa |
Il delitto Matteotti
Il delitto Matteotti è un film del 1973, diretto da Florestano Vancini. Video
Fonti
- M. Fossati, G. Luppi, E. Zanette, PARLARE DI STORIA, Pearson
- https://slideplayer.it/slide/12357444/
- https://it.wikisource.org/wiki/Manifesto_dei_Fasci_italiani_di_combattimento,pubblicato_su%22Il_Popolo_d%27Italia%22_del_6_giugno_1919
- https://keynes.scuole.bo.it/sitididattici/farestoria/index.html
- https://www.focus.it
- https://www.treccani.it/
- https://www.anpi.it/storia/114/il-manifesto-della-razza-1938
- Materiale didattico del prof. Isacco Tognon