Struttura e trama
La Commedia è un poema allegorico-didascalico in lingua volgare, composto da più di 14 mila endecasillabi in terzine in rima incatenata.
Dante compone la sua opera più autorevole durante gli anni dell’esilio di Dante e ci lavora dal 1306 fino alla morte del poeta (1321).
Nel 1314 l’autore rende pubblico a Verona l’Inferno; nell’autunno del 1315 è la volta del Purgatorio, mentre il Paradiso viene diffuso postumo dai suoi figli.
L’aggettivo “divina” non è dantesco a viene utilizzato da Giovanni Boccaccio, il suo primo commentatore autorevole.
Il poeta racconta il suo viaggio compiuto nei tre regni dell’oltretomba, avvenuto tra la notte del 7 e quella del 14 aprile del 1300, in corrispondenza della Pasqua che, quell’anno, cadeva il 10 aprile.
La scansione temporale prevede una notte e un giorno in una selva oscura; una notte e un giorno nell’Inferno; una notte e un giorno nella salita alla spiaggia del Purgatorio; tre notti e tre giorni per la visita del Purgatorio; un giorno e mezzo nel Paradiso.
Il viaggio corrisponde a un itinerario spirituale: Dante parte da una situazione di colpa, percorre il mondo del peccato, passa attraverso il modo dell’espiazione per arrivare alla contemplazione di Dio.
Dante racconta il suo viaggio allo scopo di indicare anche agli altri uomini la via per uscire dal peccato: ogni personaggio incontrato diventa per il lettore un “esempio” morale, di vizio nell’Inferno, di debolezza e espiazione nel Purgatorio, ora di virtù nel Paradiso.
La cosmologia aristotelico-tolemaica
La descrizione dei tre regni in cui Dante compie il suo viaggio fa riferimento alla concezione geografica e astronomica fissata dall’astronomo greco Tolomeo, reinterpretata poi da san Tommaso e dalla filosofia scolastica medioevale.
Dante considera la Terra come un corpo sferico collocato al centro dell’universo; attorno a essa ruotano nove cieli: sette corrispondono ai sette pianeti (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), uno è il cielo delle stelle fisse e uno il primo mobile. La Terra, immobile e al centro dell’universo, è divisa nell’emisfero boreale, abitato e occupato da terre emerse, al centro del quale si trova Gerusalemme, e nell’emisfero australe interamente sommerso dall’oceano. Al polo Sud Dante colloca la montagna del purgatorio, formatasi a seguito della caduta di Lucifero.
Dante-personaggio e Dante-autore
Prima di entrare nell’opera è importante considerare la doppia funzione di Dante. Infatti Dante non è solo l’autore della Commedia, ma ne è anche il personaggio principale.
Pur coincidendo in un solo individuo, le due funzioni di autore e di protagonista sono distinte: lo si comprende dal diverso uso dei tempi verbali e dai diversi atteggiamenti. Dante autore, a posteriori giustifica, rimprovera, spiega reazioni e stati d’animo del Dante personaggio.
È interessante notare le coincidenze e le differenze tra Dante-autore e Dante personaggio, ma è altrettanto interessante cogliere l’evoluzione che entrambi hanno avuto nel corso del viaggio ultraterreno.
L’allegoria nella Divina Commedia
L’allegoria è una figura retorica per cui, in letteratura, qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta; una definiziona antica dice che l’allegoria consiste nel ” dire altro ” da ciò che significa quello che si dice.
La Divina Commedia è l’allegoria del processo di perfezionamento, di elevazione morale e spirituale, compiuto da Dante. Il poeta era passato da una situazione di peccato e di difficoltà in cui era sprofondato, lo smarrimento nella selva oscura, per arrivare alla redenzione morale e alla riconquista della fede, con l’ascesa a Dio.
La Divina Commedia va quindi vista alla luce di un viaggio allegorico di Dante: un viaggio di salvezza che conduce dall’oscurità alla luce. Il viaggio prevede di passare dallo smarrimento alla comprensione degli errori compiuti, dal male al bene, dalla bestialità rappresentata dalle tre fiere, alla spiritualità, fino ad arrivare a Dio.
In questo viaggio, per giungere alla beatitudine, occorre dapprima aver compreso le conseguenze negative del male e degli errori, viste nell’inferno, quindi è necessario intraprendere un cammino di purificazione che comporta sofferenza, in Purgatorio, per giungere infine alla fase finale della beatitudine del Paradiso.
L’allegoria nel Medioevo era una prassi, perchè si riteneva che tutto quello che è in terra fosse rappresentazione del divino.
Attualità della Commedia
Dante è l’intellettuale del medioevo che più di tutti è riuscito a interpretare e a raccontare la civiltà medioevale. La Commedia è l’opera che ha saputo rappresentare il Medioevo.
Infatti in essa ne troviamo:
- – i modelli culturali,
- – le teorie cosmologiche,
- – le interpretazioni storico-filosofiche,
- – i cardini teologici.
Ma nonostante l’opera sia strettamente collegata con il suo tempo, la Commedia si rivela essere un’opera di straordinaria attualità che tratta temi di valore universale.
Il valore storico del poema
Nella Commedia è fondata la nostra identità nazionale, linguistica e culturale. L’opera dantesca infatti contribuisce a porre le basi dell’italiano: « leggendo la Divina Commedia, il pubblico colto italiano ebbe per la prima volta la netta sensazione di appartenere a una civiltà che, pur nella sua varietà, possedeva dei fondamenti comuni» (Giuliano Procacci, Storia degli italiani, Laterza, Bari, 1971).
La missione morale
Dante concepì la poesia come un mezzo per indicare agli uomini la via del rinnovamento e del riscatto. Egli volle mostrare la possibilità di una civile convivenza fondata sull’ordine, sulla pace e sulla giustizia. Dante si considerava un esule senza colpa.
Anche se le idee dantesche sulla pacificazione della penisola si rifanno al sogno ormai tramontato di monarchia universale, restano attuali i valori cui Dante si ispirò, valori che lui voleva trasmettere: libertà, coerenza morale, razionalità, senso di responsabilità.
La nobiltà d’animo, lo studio come contributo alla civiltà, la pacifica convivenza degli uomini sono ideali che Dante vedeva minacciati dall’ascesa della borghesia mercantile, animata solo dalla logica del profitto.
Il viaggio della sua anima, che dalla condizione “oscura” di peccato sale, attraverso un faticoso processo di riflessione, di penitenza e di purificazione, alla conquista della libertà morale, rappresenta il faticoso cammino dell’umanità dal tempo della vita terrena all’eterno, dalla schiavitù alla libertà, dalla tentazione e dal peccato alla salvezza.
La composizione dell’opera
L’inizio della composizione potrebbe risalire al 1304, quando Dante si ritirò in esilio forse a Treviso.
Le date di composizione dovrebbero essere:
- fra il 1304 e il 1308 l’Inferno,
- fra il 1308 e il 1312 il Purgatorio,
- fra il 1316 e il 1321 il Paradiso.
Il titolo
Dante intitolò il poema Comedìa in relazione sia alla materia trattata e che allo stile.
Per quanto riguarda la materia, in base alle regole della trattatistica medievale si definisce “tragedia” l’opera “meravigliosa” nel suo inizio e “paurosa” nella conclusione, mentre nella “commedia” avviene l’opposto. Questo è il caso della “commedia” dantesca che inizia nell’inferno e si muove verso il paradiso.
Per quanto riguarda lo stile, può esser definito “comico” in quanto dimesso e umile; l’opera infatti non utilizza il latino, ma il volgare parlato dal popolo, dal volgo, «dalle donnette», come Dante stesso afferma nell’Epistola a Cangrande.
L’aggettivo divina compare per la prima volta nel frontespizio dell’edizione veneziana del 1555, ma era già stato usato da Boccaccio.
La struttura e l’argomento
La Commedia è un poema suddiviso in tre parti dette cantiche, per un totale di 100 canti (1+33+33+33).
Il verso utilizzato è l’endecasillabo, organizzato in terzine a rima incatenata.
La lunghezza dei singoli canti varia da un minimo di 115 a un massimo di 160 versi.
L’argomento è il resoconto del viaggio compiuto da Dante nell’aldilà in occasione della Pasqua del 1300, all’età di trentacinque anni, fra il 7 e il 13 aprile (o fra il 25 e il 31 marzo, secondo altri studiosi).
Tre personaggi si affiancano al “poeta pellegrino” in qualità di guide:
- Virgilio, autore dell’Eneide, simbolo della ragione poetica, fino al paradiso terrestre;
- Beatrice, la donna amata in gioventù dal poeta e simbolo della teologia e della grazia;
- san Bernardo di Chiaravalle, mistico e devoto mariano.
Inferno
Al di sotto di Gerusalemme si apre la voragine infernale. Ha una forma di cono rovesciato, suddivisa in nove cerchi:
- il primo cerchio ospita il limbo;
- i cerchi dal secondo al quinto ospitano i peccatori di incontinenza, suddivisi in lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi;
- il sesto cerchio, intermedio, è occupato dagli eretici;
- gli ultimi tre cerchi sono occupati dai maliziosi che sono suddivisi in:
- violenti (ospitati nel cerchio settimo, a sua volta diviso in tre gironi),
- fraudolenti verso chi non si fida (accolti nel cerchio VIII, diviso in dieci bolge)
- fraudolenti verso chi si fida,
- traditori (si trovano nel cerchio nono, diviso in quattro zone).
Al centro della Terra è conficcato Lucifero. Le pene sono regolate dalla legge del contrappasso che si basa o sull’opposizione o sulla corrispondenza tra la pena da scontare e il peccato commesso in vita.
Purgatorio
Dante immagina il purgatorio come un monte diviso in tre parti:
- alla base c’è l’antipurgatorio;
- poi si trova il purgatorio vero e proprio che è suddiviso in sette cornici. In ognuna di esse si espia uno dei sette vizi capitali che in successione sono: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia e prodigalità, gola, lussuria;
- sulla cima della montagna si trova infine il paradiso terrestre.
Al contrario dell’inferno, nel purgatorio si procede dal peccato più grave a quello meno grave da espiare: più lontano da Dio il peccato più grave, più vicino a Dio il meno grave.
Tutte le anime del purgatorio, non sostano in un solo girone ma attraversano tutte le cornici seguendo un percorso di purificazione.
Il paradiso
Le anime dei beati risiedono nell’empireo, il cielo infinito che si estende oltre le nove sfere celesti; Dante però immagina che, in occasione del suo viaggio, esse si distribuiscano momentaneamente nei vari cieli in relazione al corpo celeste di cui hanno subito l’influsso in vita.
Così il cielo della Luna ospita le anime di quanti mancarono ai voti, il cielo di Mercurio le anime che operarono per conseguire fama e onore, quello del Sole gli spiriti sapienti.
Gli ultimi due cieli, quello delle stelle fisse e il primo mobile, non ospitano anime: in essi Dante può contemplare il trionfo di Cristo, quello della Vergine Maria e degli Angeli.
Nell’empireo Dante contemplerà tutte le anime beate riunite a formare la «candida rosa», prima di essere ammesso alla mistica visione di Dio.
I quattro sensi della Divina Commedia
Come Dante stesso spiegò, la Commedia è un’opera polisemica, un’opera cioè che è organizzata in diversi livelli di significato:
- quello letterale, che è la chiave di lettura prima e immediata – in questo senso il poema è una cronaca di viaggio;
- quello allegorico, nel modo in cui i teologi si accostavano i testi biblici, cercando simboli e significati legati alla teologia cristiana;
- quello morale, la Commedia è un manuale di comportamento per la vita di ciascun uomo;
- quello anagogico, ogni evento “reale” va inteso come segno di realtà eterne e spirituali.
Un’altra chiave di lettura della Commedia è quella fondata sull’interpretazione figurale“: secondo la lettura medievale della realtà, gli avvenimenti e i personaggi storici, non esauriscono la loro funzione nel mondo terreno ma trovano il loro compimento nell’oltretomba, sono quindi prefigurazione di verità trascendenti.
La lingua
La Commedia è un esempio evidente di plurilinguismo. La base lessicale è la lingua fiorentina del suo tempo; ad essa Dante mescola forme toscane non fiorentine, forme settentrionali, francesismi, provenzalismi e latinismi; ricchissima infine è la serie dei neologismi, in particolare nella terza cantica.
Lo stile
A livello stilistico il poema è assai variegato.
Lo stile medio, o comico, secondo la classificazione medievale, che lo caratterizza, si sposta spesso verso l’alto, cioè verso lo stile tragico o sublime, ma anche verso il basso, a seconda delle circostanze, del personaggio in scena, e dell’interpretazione che Dante vuol dare del singolo episodio.
Dante nella Commedia ricorre largamente ad alcune figure retoriche:
- similitudine
- metafora
- anafora
- perifrasi
- metonimia e sineddoche
- allitterazione
Profezie e invettive
Dante fa spesso ricorso al tono dell’invettiva e a un linguaggio profetico, in particolare quando si scaglia contro la degenerazione della Chiesa e dell’impero. Si trovano diverse “profezie post eventum” che avevano affascinato i contemporanei di Dante: il viaggio è ambientato nella primavera nel 1300, mentre il poema venne composto nel ventennio successivo. Tutti i fatti accaduti fra il 1300 e il 1321 sono stati inseriti nella Commedia solamente sotto forma di profezie di eventi futuri.